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Leonardo Chiariglione intervistato da Archibuzz

IA e creatività: il ruolo indispensabile dell'uomo nel futuro digitale, secondo Leonardo Chiariglione

L'Intelligenza Artificiale è la tecnologia che sta ridefinendo il nostro mondo, rappresentando un "modo nuovo di fare le cose che facevamo prima... ma anche un’opportunità per fare altre cose del tutto nuove ". 
Ma questa rivoluzione digitale porta con sé interrogativi e timori profondi: l'IA ci sostituirà o sarà un alleato?

Abbiamo approfondito il tema con Leonardo Chiariglione, ingegnere italiano di fama internazionale, considerato uno dei pionieri della standardizzazione digitale. Chiariglione è conosciuto in tutto il mondo per aver fondato MPEG (Moving Pictures Experts Group) nel 1988, il gruppo che ha prodotto standard audio-video, tra cui l'iconico MP3.

Come sottolinea Chiariglione, "ogni nuova tecnologia ha sempre portato con sé dei timori e delle paure e l'intelligenza artificiale non è diversa". Effettivamente, essa "ha la capacità di rimpiazzare l'uomo perfino in attività che una volta erano propriamente umane". Tuttavia, la sua visione è chiara: dobbiamo vederla "come un aiuto non come una sostituzione" e concepire l'IA come "un servizio per l'umanità"
Nonostante la potenza e le capacità dei Large Language Models, Chiariglione evidenzia come "queste macchine non hanno creatività in questo momento", lasciando quindi "spazio per l'ingegno umano".

In questa intervista, analizzeremo i modi in cui l’IA sta rivoluzionando i settori tradizionali, le sfide che pone al nostro modo di intendere il lavoro e la creatività, e l'importanza di una visione globale e competente per sfruttarne appieno il potenziale a beneficio dell'umanità.

 


 

Con l’MPEG avete cambiato la tecnologia audio-video e ora l’innovazione continua con il gruppo MPAI. In questo nuovo progetto, l’Intelligenza Artificiale ricopre un ruolo fondamentale: può spiegarcelo?

L'Intelligenza Artificiale è un modo nuovo di fare ciò che abbiamo sempre fatto, ma anche un modo per fare cose che prima non si riuscivano a fare. 
Io vedo l'Intelligenza Artificiale come una nuova tecnologia da sfruttare, che, in quanto tale, porta con sé dei nuovi requisiti e nuove funzionalità.
Gli standard che c'erano prima non necessariamente si adattano adesso. 
L'Intelligenza Artificiale è fondamentale, perché ha una componente che possiamo definire “tradizionale”, ma ci sono tante altre componenti completamente nuove. Ci sono i large language models - le enormi reti neurali addestrate sulla base di milioni di miliardi di parole e di frasi - che sono una tecnologia nuova. Ci sono però anche delle reti più piccole e più specializzate. Come facciamo a far parlare reti diverse? Gli standard possono fare la differenza.


Quando avete iniziato a lavorare sull’MPEG, le sfide erano principalmente tecnologiche. Oggi, grazie all’Intelligenza Artificiale, molti processi vengono automatizzati. Secondo lei, la creatività e l'ingegno umano avranno ancora lo stesso spazio nell’innovazione?

Non metterei in discussione il fatto che l’ingegno umano abbia ancora spazio. Tuttavia, non è detto che lo spazio a disposizione rimanga lo stesso.
Personalmente, mi riferisco all’Intelligenza Artificiale con il termine “macchina”. Si tratta di uno strumento capace di svolgere compiti, talvolta proprio quei compiti ai quali forse non possiamo più dedicarci, o meglio, non dobbiamo più dedicarci, perché la macchina li esegue meglio, a costi inferiori, e ci restituisce tempo.
Rimane, però, un aspetto fondamentale: queste macchine, oggi, non possiedono creatività. Quando si parla di creative AI, in realtà non si tratta di vera creatività. Sono sistemi addestrati, che hanno visto e letto miliardi di contenuti, e che generano risultati sulla base di ciò che hanno appreso. Manca, ancora, quel processo creativo tipicamente umano, caratterizzato dalla capacità di unire elementi diversi attraverso intuizione, sensibilità e coinvolgimento emotivo.
È in questo spazio che l’ingegno umano continua ad avere un gran valore. Certo, alcune immagini o video prodotti dall’IA possono risultare gradevoli, ma dopo un po’ diventano ripetitivi e a quel punto si avverte il desiderio di qualcosa di diverso, di più umano.

L'Intelligenza Artificialesta trasformando il modo in cui elaboriamo e fruiamo contenuti multimediali, come compressione video avanzata o creazione automatica di immagini e filmati. Se aveste avuto accesso all’IA negli anni ‘80, come avrebbe influenzato il vostro approccio allo sviluppo dell’MPEG? Con il senno di poi, avreste voluto il supporto dell’IA?

Negli anni ’80 avevamo il mindset di quel periodo, e di conseguenza anche gli ingegneri e i computer scientist ragionavano con la mentalità di allora. È difficile dire con certezza come ci saremmo comportati se avessimo avuto accesso all’Intelligenza Artificiale. Forse ci saremmo adattati, sì, ma la verità è che le sfide dell’epoca erano profondamente diverse rispetto a quelle che affrontiamo oggi con l’IA.
È vero che già esistevano i circuiti integrati, ma realizzare un certo tipo di circuito era un’impresa complessa, spesso estenuante.
Per questo non credo che l’IA, così come la conosciamo oggi, sarebbe potuta entrare davvero in gioco in quel contesto. La tecnologia legata all’Intelligenza Artificiale ha preso piede in modo significativo in questi ultimi anni (a partire dal 2020, circa) proprio perché risponde alle necessità di oggi.

Secondo la sua esperienza, c'è qualcosa da temere nell'impatto dell'IA, specialmente nel mondo digital?

Ogni nuova tecnologia ha portato con sé timori e paure. L’Intelligenza Artificiale non fa eccezione.
Tuttavia, va riconosciuto che, rispetto alle innovazioni del passato, l’IA presenta un elemento distintivo: la capacità concreta di sostituire l’uomo anche in attività che, fino a poco tempo fa, venivano considerate esclusivamente umane.
Oggi, ad esempio, un avvocato, nel preparare un’arringa, può avvalersi del supporto dell’IA per ottenere rapidamente informazioni che potrebbe reperire anche autonomamente, ma con tempi e sforzi maggiori. In questo senso, l’Intelligenza Artificiale non va intesa come un sostituto, bensì come uno strumento di supporto.

L’IA permette ai giovani di accedere a strumenti avanzati molto rapidamente. Quali consigli darebbe a un giovane ingegnere o a una giovane ingegnera che oggi vuole lasciare un segno, come avete fatto voi con l’MPEG, in un mondo sempre più dominato dall'Intelligenza Artificiale?

Ho concepito MPEG come un servizio per l’umanità.
Voi non avete vissuto il periodo in cui ogni Stato adottava un proprio sistema televisivo: ogni Paese aveva un’infrastruttura visiva progettata per essere incompatibile con quella del vicino.
Da ciò è nata in me l’idea di creare MPEG come uno strumento di connessione. Ritenevo che il mondo dovesse poter comunicare in modo uniforme e che, con l’abbandono delle tecnologie analogiche e l’affermazione del digitale, fosse arrivato il momento di prepararsi a costruire un linguaggio comune.
La storia, però non si ripeterà mai allo stesso modo. Ci saranno situazioni che le somigliano, ma non identiche.
Io sono stato guidato dal desiderio di fare qualcosa per l'umanità. Sono cresciuto con i Salesiani di Valsalice, che mi hanno trasmesso l’idea di pensare globalmente. Ho sempre avuto una passione per le lingue, volevo comunicare con tutti, ma le lingue sono troppe per poterlo fare.
Allora, come si fa a essere impattanti, a lasciare qualcosa di sé per il futuro? Serve competenza, certamente, ma serve anche una visione ampia.
Penso che in futuro sarà forse meno necessario essere iper-specializzati, e sempre più importante essere competenti in un’area, pur mantenendo una consapevolezza ampia di tutto ciò che la circonda, magari non nel dettaglio, ma almeno a livello concettuale.
Non posso chiedere a tutti di “lavorare per l’umanità”, è qualcosa di personale e non è detto che valga per tutti.